Ricerca giapponese sugli insetticidi

Ennesima testimonianza sulla pericolosità degli insetticidi sistemici per api e ambiente: uno studio ha accertato come i neonicotinoidi dinotefuran e clotianidina, somministrati alle colonie di api, riproducono gli effetti del Colony Collapse Disorder portando le famiglie ad un inevitabile collasso.

La ricerca,  “influence of dinotefuran and clothianidin on a bee colony”, condotta dall’università giapponese di Kanazawa, prende in esame due dei prodotti più usati per la coltura delle risaie del Sol Levante: lo Starkle Mate, prodotto dalla Mitsui Chemicals Aglo a base di dinotefuran, e il Dantotsu della Sumimoto a base di clotianidina.

I due insetticidi sono stati somministrati su colonie sane in una miscela di sciroppo e polline a tre diversi livelli di diluizione: 10 ppm, 2 ppm, 1 ppm per il dinotefuran e 4 ppm 0,8 ppm e 0,4 ppm per la clotianidina. Questi valori corrispondono rispettivamente 10, 50 e 100 volte la comune diluizione usata nei trattamenti fitosanitari nelle risaie. Le concentrazioni più alte di pesticida sono state somministrate per i primi 12 giorni di sperimentazione mentre le concentrazioni medio/basse ad libitum. Le scelta dei quantitativi e dei tempi di somministrazione sono tese a ricreare l’odierna situazione degli apiari in prossimità delle numerose colture intensive a riso in Giappone; piantagioni caratterizzate da un utilizzo sconsiderato di concianti sistemici ed il loro conseguente accumulo nelle acque.

Le api degli alveari analizzati, lasciate in situ e libere di bottinare in zone ad agricoltura non intensiva, sono state monitorate dal 18 marzo 2011 per i 4 mesi successivi.

A prescindere dalla concentrazione di pesticida somministrato le famiglie monitorate sono tutte morte nel giro di poche settimane.

 

Non ci sono notevoli differenze tra le due molecole dinotefuran e clotianidina che manifestano la loro tossicità ad alte concentrazioni uccidendo all’istante gran parte delle api adulte e continuando a mietere vittime nelle settimane successive; nonostante la sospensione del pesticida dopo 2 settimane le colonie si estinguono rispettivamente in 15 e 18 settimane. Dinotefuran e Clotianidina a medio-basse concentrazioni, agiscono in maniera cronica insinuandosi nei tessuti delle api e portando anche in questo caso la colonia a morire in poche settimane. Dal grafico si evince come il numero di api adulte all’interno di un alveare contaminato, a prescindere dalla concentrazione di pesticida somministrato, cali drasticamente e in maniera irreversibile nei primi giorni di somministrazione. Anche la covata ha inizialmente un comportamento analogo manifestato attraverso un forte calo numerico nei primi giorni di somministrazione del pesticida. Solo in un secondo momento si intravvede un aumento, seppur effimero, della covata, poiché la famiglia cerca di arginare il declino della colonia incrementando la deposizione di uova.

 

Analizzando i sintomi e comportamento delle famiglie, in relazione ai differenti livelli di contaminazione, la ricerca prova ad ipotizzare l’andamento di una colonia situata in una zona soggetta a trattamenti sistemici con insetticidi.

Di seguito vengono dunque illustrate le fasi ipotizzate dal team giapponese:

  1. le polveri sollevate durante i trattamenti uccidono all’istante gran parte delle bottinatrici;
  2. all’interno della colonia viene a crearsi un gap in cui, la mancanza di bottinatrici, è compensata da api giovani che di fatto smettono di occuparsi della cura del nido per bottinare con conseguente squilibrio all’interno della colonia;
  3. le nuove bottinatrici raccolgono materiale contaminato: acqua delle risaie (secondo un precedente studio dell’Obihiro University può contenere 5ppb di insetticida), polline e nettare.
  4. le bottinatrici passano le matrici contaminate alle api dell’alveare che, una volta divenute adulte, escono dall’alveare e non fanno ritorno a causa del disorientamento dovuto all’effetto cronico che il pesticida provoca a basse concentrazioni.
  5. La famiglia, così indebolita numericamente, non è in grado di resistere alle più comuni patologie e, se non collassa prima, difficilmente è in grado di superare l’inverno.

 

Ancora una volta siamo di fronte ad una ricerca che testimonia i devastanti effetti dei neonicotinoidi con sintomi descritti come “Colony Collapse Disorder -CCD-“, fenomeno che, guarda caso, è maggiormente drammatico proprio in Nord America Giappone, in cui l’utilizzo dei pesticidi sistemici è prassi costante e continua della coltivazione.

Fonte: http://www.mieliditalia.it