Nuovi studi sul timolo

Un recente studio francese evidenzia effetti il trattamento con timolo sul comportamento delle api che si protraggono per mesi.

Il timolo è un acaricida naturale autorizzato in apicoltura biologica. Si tratta però di un farmaco con una maneggevolezza d’impiego limitata: la dose terapeutica non è molto distante dalla dose tossica.

Il gruppo di ricercatori francesi aveva evidenziato in lavori precedenti che il timolo provoca una riduzione del comportamento fototattico (l’attrazione per la luce che spinge le api ad uscire a bottinare), nonché una significativa residualità all’interno dell’alveare (circa 10 ppm nella cera a un anno dal trattamento – Carayon et al., 2013). Pertanto è stato ipotizzato che le api invernali, essendo esposte a lungo ai residui nei favi, possano manifestare effetti cronici. Pertanto i ricercatori hanno testato l’ipotesi che il trattamento con timolo possa ridurre il comportamento fototattico delle api anche diversi mesi dopo l’introduzione del principio attivo nell’alveare.

I risultati mostrano che, in seguito a un trattamento in settembre, il comportamento fototattico si è ridotto nelle osservazioni condotte in autunno ma non in inverno. Sorprendentemente però in aprile e maggio le api degli alveari trattati manifestavano un comportamento fototattico al mattino non superiore rispetto al pomeriggio, a differenza delle api degli alveari non trattati. Secondo gli autori è possibile che, dato che alcune api invernali sopravvivono fino in primavera, il trattamento con timolo possa avere alterato lo sviluppo delle api già dalla fase larvale.

D’altro canto le api degli alveari trattati hanno manifestato, a distanza di quasi un anno, una maggiore longevità, che potrebbe essere spiegata sia con un’alterazione dell’espressione della vitellogenina sia con la protezione da patogeni. L’alterazione dell’espressione di alcuni geni che codificano alcuni dei diversi recettori del timolo era peraltro stata dimostrata in un precedente lavoro (Bonnafe et al., 2015).

E’ importante infine notare che la mortalità delle colonie trattate e non trattate non è risultata significativamente differente tra quelle trattate e quello non trattate.

A oggi non è noto quali siano gli effetti a lungo termine di queste alterazioni di lunga durata della fisiologia dell’ape, né se ce ne siano di significativi. Tutti i trattamenti necessari per la difesa dall’acaro hanno però degli effetti collaterali più o meno importanti che rendono sempre la scelta della modalità e della tempistica dei trattamenti un delicato compromesso tra costi e benefici.

fonte: http://mieliditalia.it